lunedì 25 agosto 2008

- De Andrè e l'anarchia

"Direi d’essere un libertario, una persona estremamente tollerante. Spero perciò d’essere considerato degno di poter appartenere ad un consesso civile perché, a mio avviso, la tolleranza è il primo sintomo della civiltà, deriva dal libertarismo. Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine negativo, addirittura orrendo…anarchico vuol dire senza governo, anarche… con questo alfa privativo, fottutissimo… vuol dire semplicemente che uno pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l’ha in se stesso), le sue stesse capacità. Mi pare così vada intesa la vera democrazia. Ritengo che l’anarchismo sia un perfezionamente della democrazia".



Dalla colonna sonora del film "Nell'anno del Signore" di Luigi Magni Interpretazione dal vivo di Fabrizio De Andrè




Fu grazie a Brassen che divenni Anarchico furono i suoi personaggi miserandi e marginali a suscitarmi la voglia di saperne di più.

Cominciai a leggere Bakunin, poi malatesta, imparai che gli anarchici sono dei santi senza Dio, dei miserabili che aiutano chi è piu miserabile di loro. Santi senza Dio: partendo da questa convinzione che ho potuto permettermi il lusso di di parlare anche di Gesù , mi viene il dubbio che anche lui non fosse che un anarchico convinto di essere Dio; o forse ,questa convinzione

gliel'anno attribuita gli altri.


Brassens - era anche lui un libertario, le sue canzoni scavavano nel sociale. Brassens non è stato solo un maestro dal punto di vista didattico, per quello che può essere la tecnica per fare una canzone; è stato anche un maestro di pensiero e di vita. Mi ha insegnato per esempio a lasciare correre i ladri di mele, come diceva lui. Mi ha insegnato che in fin dei conti la ragionevolezza e la convivenza sociale autentica si trovano di più in quella parte umiliata ed emarginata della nostra società che non tra i potenti".


"Ho sempre tentato di giustificare e di scusare socialmente certe azioni che manifestamente erano magari delinquenziali per il fatto che le persone che le commettevano non avevano avuto quell'opportunità di poter essere uguali agli altri, soprattutto dal punto di vista economico, ma anche per l'impossibilità di studiare".


Fabrizio De Andrè


E adesso aspetterò domani per avere nostalgia
Signora libertà, Signorina Anarchia.

da" Se ti tagliassero a pezzetti"




Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.

"Nella mia ora di Libertà" da Storia di un impegato









A diciannove anni, dopo aver affrontato alcuni classici dell'anarchia, Fabrizio De André legge L'unico e la sua proprietà, pubblicato nel 1845 da Johann Kaspar Schmidt, meglio noto come Max Stirner, da cui sarà profondamente influenzato, fino a definirsi anarchico individualista.

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